Alcuni adolescenti, sovraesposti all’utilizzo di potentissimi dispositivi digitali sin dalla tenera età, ne diventano assuefatti e dipendenti, come colti da un morbo spietato che non concede facili disintossicazioni e nemmeno vie d’uscita. Altri no. O meglio: li utilizzano meno, con criterio e parsimonia. E preoccupati dall’aggravarsi delle condizioni dei loro compagni sempre più alienati e assenti, decidono di utilizzare la tecnologia informatica per sconfiggere la dipendenza dagli smartphone, creando un virus in grado di essere diffuso sui cellulari dei loro amici e di liberarli dal malefico incantesimo.
Questa la trama di un divertente cortometraggio ideato e realizzato da un gruppo di giovanissimi studenti della Scuola media dell’Istituto Altiero Spinelli di Torino, 18 alunni di età compresa tra gli 11 ed i 13 anni che, dopo aver appreso tecniche di creatività, collaborazione, narrazione, regia, riprese, grafica e sonorizzazione durante il corso di Creatività digitale applicata all’informatica proposto dalla Scuola, hanno scritto, diretto e prodotto il lavoro. Loro in primis, insomma, hanno utilizzato con criterio e parsimonia (90 minuti a settimana) la tecnologia informatica e il Web digital per dare voce e forma a un pensiero che sentivano la necessità di esprimere, riguardo ai rischi di un utilizzo eccessivo e sconsiderato di computer, tablet e cellulari che sembrano diventare sempre più smart di chi li possiede.
“Il risultato a cui i ragazzi sono giunti – racconta Gian Lorenzo Lagna, curatore e docente del corso – è una preziosissima testimonianza che ci mostra con humor e intelligenza come la loro generazione si stia rapportando alla pervasività che la tecnologia informatico-comunicativa esercita nelle loro vite”. Argomento sempre più dibattuto su scala planetaria e a tutti i livelli, fino all’ultimo accorato allarme lanciato pochi giorni fa da Sean Parker – fondatore di Napster e primo presidente di Facebook – che, riferendosi alla vulnerabilità della psicologia umana rispetto a ciò che accade su piattaforme basate su principi di inclusione e di appartenenza sociale in relazione a like, commenti e condivisioni, ha affermato: “Solo Dio sa cosa sta succedendo al cervello dei nostri piccoli”.
“Beh, allora domandiamolo a loro – continua Lagna – in modo che anche i “grandi” lo comprendano e possano accompagnarli nel processo di Educazione informatica necessario per comprenderne e fugarne i rischi e al contempo trasformarli, ogni qualvolta possibile, in opportunità”. Ecco quindi la risposta dei ragazzi: chissà che prendendo spunto dalle loro suggestioni, la soluzione non riesca a giungere più semplice di quanto i “grandi” possano immaginare.
Per vedere l’articolo ed il video nel Blog “Creativi di Fatto” di Jai Guru Deva su Il Fatto Quotidiano, clicca qui.
Noi genitori dobbiamo farci un po’ di autocritica, siamo più indietro di loro..
Fatelo vedere in tutte le scuole possibili: c’è bisogno di riflettere e di splendidi esempi come questo.